Siamo chiari: questo articolo non nasce con la volontà di recensire un’opera. Non ne ho la competenza, non ne ho volontà. Ho, più semplicemente, voglia di raccontare ciò che ho letto di recente e che, in un modo o nell’altro, mi ha colpita.
Internet è pieno di falsi recensori, che spesso vendono l’anima al diavolo per qualche visualizzazione in più. Per vostra fortuna, e per la mia integrità morale, non vi siete imbattuti in una di quelle ‘digievoluzioni’ del classico venditore porta a porta: internet non è un citofono e io non sono una rappresentante.
Fatte le doverose premesse, spostiamo l’attenzione su “Noi, oltre i confini del tempo”, racconto lungo dell’autrice Tania Dejoannon, uscito come pubblicazione indipendente il 5 Novembre di quest’anno (2017).
La trama.
Giulia è una giovane donna con una storia complessa alle spalle: l’esistenza di chi passa da una famiglia affidataria all’altra non è facile e non si può mai sapere, davvero, quanto sia doloroso vivere senza dei punti di riferimento, senza appoggi, senza un posto da chiamare ‘casa’. A differenza di molti, Giulia ha saputo sfruttare il dolore per diventare una persona migliore e ogni giorno, senza doverlo dimostrare, aiuta chi è più sfortunato, più disagiato e più perso di lei.
Durante il cammino, la gentilezza e l’umana comprensione di Giulia la portano a incontrare Anna, anziana donna rimasta sola; Rudy e Chiara, ragazzi con gravi problemi di dipendenza; Speedy, Mina e gli altri cani salvati da un destino di randagismo e miseria. Poi c’è lui, Jackson Junior. J.J. è un bambino di quattro anni, di colore, abbandonato dalla madre alla fermata della metropolitana e che segnerà l’intera vita di Giulia.
La Quarta.
“Affrontare la vita non è una cosa semplice, soprattutto quando dalla vita non si ha avuto molto. Giulia ha un solo obiettivo: aiutare gli altri nelle difficoltà di tutti i giorni, proprio perché lei, quell’aiuto non l’ha mai ricevuto, mentre saltellava da una famiglia affidataria a un’altra. Un giorno, un evento la mette a dura prova. Una donna le lascia suo figlio. Per Giulia sarà l’inizio di una serie di perdite, che la metteranno alla prova in un mondo in cui l’altruismo è una cosa passata, in cui lei vorrebbe avere il controllo su tutto. L’unica cosa su cui potrà contare sarà il tempo e un ragazzo che, nonostante i suoi difetti, non l’abbandonerà mai”.
Come ci viene fatto sapere dalla quarta di copertina, Tania nasce a Bolzano nel 1987 e si sposta a Pescara nel 2001: consegue il diploma linguistico, ma l’amore per la scrittura l’avvicina alla professione di libraia, che svolge per sei anni. “Noi, oltre i confini del tempo” è il suo primo racconto completo, scritto cinque anni fa, ma giunto sul mercato solo oggi, nel 2017.
Le impressioni.
“Noi, oltre i confini del tempo” è uno spaccato di vita, una sorta di canguro ballonzolante che ci mostra i punti salienti della vita di Anna, Rudy e Jackson Junior, ma dal punto di vista della protagonista incontrastata, che è appunto Giulia.
Saltando i giorni, le settimane, i mesi o gli anni, il racconto annoda i fili dei sentimenti del personaggio principale e ci permette di osservare dall’alto, come pubblico immortale, la storia di una vita. Le idee maturano, i sentimenti si bloccano o progrediscono, evolvono in un senso o nell’altro e noi siamo lì, spettatori senza tempo che possono permettersi di assistere all’intero svolgimento dell’esistenza di Giulia. Senza scadenza alcuna, ascoltandone i pensieri.
Il tema dell’altruismo è ricorrente, ma non come irritante suggerimento intrinseco, bensì come semplice report di ciò che vive, sente e accade a chi la mattina si sveglia con l’intento preciso di essere felice, qualsiasi cosa gli accada. Il nocciolo del racconto non è nascosto, non ha intenzione di fare la morale in tono paternalistico: esso vuole mostrare, senza scopo alcuno, il sentimento di completezza che provano tutti quelli che tengono la carta delle caramelle in tasca (aspettando il cestino dei rifiuti), tutti quelli che cedono il passo pur avendone diritto, tutti quelli che nonostante la difficoltà di stare in piedi lasciano il posto a sedere a chi sembra passarsela meglio di chiunque altro. Insomma, la presunta soddisfazione di chi si crede più furbo degli altri si scontra con la serenità di chi, nonostante il raggiro, è comunque contento di aver fatto felice qualcun altro. In questo caso, il presunto furbacchione.
“Noi, oltre i confini del tempo” non ha l’intento di mostrarci quanto sia bella la vita semplice, fatta di soli sentimenti, sacrificio e famiglie felici ma sgangherate. “Noi, oltre i confini del tempo” non ha secondi fini, non ha obiettivi, non sale su nessun piedistallo con l’ardire di convertirci allo stile spartano. “Noi, oltre i confini del tempo”, se letto con la volontà di andare in profondità, mostra il suo modo di affrontare la vita e la sua irritante complessità. Ha la facoltà di ridimensionare i nostri problemi, riesce a farci apprezzare ciò che diamo sempre per scontato. Getta nuova luce su quelle certezze che ci appaiono secondarie, dimenticabili, possibili da mettere da parte. Di solito, noi esseri umani ci rendiamo conto dell’importanza della vita, dell’amore e della bontà solo in momenti tragici: la morte di qualcuno ci ricorda che dobbiamo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, abbracciare più spesso, dire “ti amo” e “ti voglio bene” con sentimento e non come fanno i pappagalli ben addestrati. Invece, “Noi, oltre i confini del tempo” ci permette di ricordare ciò che è davvero importante senza che il trapasso di qualcuno ce lo riporti alla mente, per una manciata di giorni di riflessione. Il racconto di Tania Dejoannon ha la strabiliante capacità di ricordarci il senso della vita, senza che la morte minacci la vita stessa.
Un racconto così è un racconto riuscito.
La tecnica.
Lo scritto si lascia leggere con facilità, non ci sono errori ed è difficile imbattersi in periodi che necessitano la rilettura per poter essere compresi. Il racconto è in prima persona e attraversa la storia come in una sorta di diario presentato al lettore, che riesce a godersi i salti temporali grazie al filo conduttore teso e annodato con capacità dalla giovane autrice pescarese. La narrazione bilancia i dialoghi grazie a un linguaggio genuino, veloce, chiaro, che difficilmente cede al gergo letterale e linguistico moderno. È vicino al lettore in maniera trasversale, usando la semplicità come mezzo di comunicazione universale, oltre le generazioni e oltre i titoli di studio.
Una cosa che mi è piaciuta, che ho gradito all’estremo, è la totale assenza di cinismo. Giulia è una ragazza moderna, tosta, che dovrebbe (e potrebbe) fare del cinismo una sorta di scudo difensivo dalle bruttezze del mondo, ma non lo fa. Non lo fa perché l’autrice non vuole che lei lo faccia. È originale, è intelligente, è bello leggere storie così. Il fatto che il mondo sia uno schifo non significa che ci si debba fossilizzare nel descriverlo: a volte, e speriamo sempre più spesso, un libro ha la facoltà di migliorare il mondo ed è questo che buona parte della narrativa dovrebbe fare. Abbiamo descritto il brutto una volta di troppo, ora è arrivato il momento di migliorare e “Noi, oltre i confini del tempo” lascia la sensazione di poterlo fare con le proprie mani.
Ricordate il sorriso di Mercoledì Addams dopo ore passate di fronte ai film Disney?
Lo spettatore vede i racconti Disney come un concentrato di false virtù e falsi buonismi, mentre riconosceva la realtà in Mercoledì, disincantata e realista: sì, tutto molto bello, ma per quanto io stessa ami Mercoledì, lei tentava in continuazione di ghigliottinare il fratello! Tutto questo per dire che il cinismo, la consapevolezza del brutto non può, non deve, far sì che si resti fossilizzati sul male perché ‘tanto ormai va così’. Abbiamo la facoltà di migliorare, dobbiamo impegnarci a migliorare, perché non mettersi in gioco, nascondersi dietro il cinismo, non ci farà mai soffrire… ma ci impedirà di crescere. E ciò che non cresce, non lascia il segno: allora, perché è vissuto?L’autrice.
Tania Dejoannon è giovane, ma non è alle prime armi. “Noi, oltre i confini del tempo” è stato realizzato in concomitanza con tanti altri progetti, che spero seguiate con curiosità.
Attualmente, l’autrice è impegnata nella promozione di “Noi, oltre i confini del tempo”, ma in cantiere ha altre tre opere interessanti.
– “Apparenze”, romanzo apocalittico/distopico che verrà riproposto l’anno prossimo, a distanza di qualche tempo dalla sua prima pubblicazione, in versione migliorata e più completa.
– “Un altro giro di giostra”, raccolta di racconti fantasy, horror, narrativa, fantascientifici, apocalittici ed epic fantasy ispirati alla smorfia napoletana, divisa in tre volumi di cui il primo in arrivo per l’inizio del 2018.
– “Il risveglio della pietra”, trilogia fantasy sull’affascinante figura dei gargoyle.
Insomma, seguendo l’autrice non avrete motivo di sentirvi annoiati, anzi, tutto il contrario.